BRUXELLES - «Magari il problema fosse solo rispettare il Patto di stabilità!» I margini per politiche di bilancio in grado di dare respiro all'economia sono per noi molto ristretti, e non certo, o non solo, per i vincoli europei. Il debito pubblico è il vero macigno. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, invita a osservare il grafico dello spread tra i BTp italiani e i bund tedeschi. La forbice ha preso ad allargarsi. E allora prudenza. «Dobbiamo tener fermi i nostri obiettivi, per evitare criticità sui conti che poi sono i cittadini a pagare». Detto in poche parole: si potrebbe pure immaginare un pacchetto di sgravi fiscali. Ma se poi la conseguenza fosse un aumento della spesa per interessi, il saldo per il cittadino-contribuente, oltre che per lo Stato, finirebbe per essere negativo. I margini di flessibilità sono del resto presenti nella ratio dello stesso Patto di stabilità, ma vanno applicati paese per paese. Nell'immediato, l'aumento del differenziale con i bund tedeschi non si tradurrà in un incremento del costo del debito, «poiché la domanda sui titoli pubblici resta alta», e dunque possiamo contare su una sorta di effetto compensazione.
Stagnazione, recessione? Per Tremonti la questione non merita attenzione: «Chiedetelo ai tecnici dell'Istat. Non credo alla stupidità dei decimali». La tabella distribuita dalla Commissione del resto parla da sola: «Non ho mai visto una serie così impressionante di zeri». Soffre la Germania, soffrono la Francia, la Spagna e il Regno Unito. Per una volta – osserva - siamo allineati alla media Ue, «non si evidenzia più quel punto in meno di crescita che abbiamo registrato negli ultimi anni». Magra consolazione, certamente, quando un intero Continente si ferma. La via di uscita resta quella di un sostegno alla domanda per investimenti, infrastrutture, energia. La proposta italiana (trasformare la Bei in una Cassa depositi e prestiti) «sta facendo passi avanti. Credo molto nella domanda pubblica, ma in Europa siamo un po' indietro». Ora si tratta di far fronte alla crisi di liquidità che dal sistema bancario si sta trasferendo all'economia reale. Tremonti conferma che il Governo sta lavorando a un fondo di finanziamento alle imprese. L'intervento legislativo è imminente, ma non verrà definito in settimana («venerdì non c'è il Consiglio dei ministri»). «Non siamo dalla parte dei banchieri. Il primo decreto è stato deciso per salvare i risparmiatori. Se le banche falliscono, i risparmiatori vengono salvati e i banchieri vanno a casa». Il nuovo provvedimento «sarà eurocompatibile e diretto solo alle imprese, per lasciare aperto un canale di credito». Si guarda soprattutto all'esperienza di paesi come Olanda e Belgio, ha spiegato il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. I dettagli tecnici sono in via di definizione, ma Tremonti assicura che si tratterà di un meccanismo «trasparente. Tutto sarà rendicontato al Parlamento. Sarà vantaggioso per il Governo perché lo faremo pagare alle banche che, se ne usufruiranno, dovranno anche applicare un codice etico». Il ricavato del sostegno «sarà restituito ai cittadini».
Quanto al rischio che ora la "bolla" investa le carte di credito, paventato in mattinata dal presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, Tremonti ritiene che nel nostro Paese l'impatto dovrebbe essere decisamente limitato. Infine, sui paradisi fiscali, Tremonti annuncia che «cambierà tutto. Ci saranno regole più stringenti».